Paura, tristezza, noia, ansia e dolore. Ma anche tanta speranza per un futuro migliore, per un’umanità più consapevole. Sono queste le emozioni provate dagli adolescenti durante il lockdown. A far emergere queste sensazioni, attraverso un questionario, è stato il gruppo di lavoro del Baby Doctor, poliambulatorio specialistico pediatrico diretto dalla dottoressa Alessia Bertocchini, chirurgo pediatra. Ad affiancarla, Veronica Celli, psicologa e psicoterapeuta, membro dello staff del poliambulatorio.
“Abbiamo deciso di condurre questa indagine – spiegano le dottoresse – per dare voce a una fascia di popolazione che durante la quarantena ha compiuto grandi sforzi di adattamento. Qualcuno degli intervistati ci ha ringraziato, ma siamo noi a doverli ringraziare per averci dato fiducia e per aver risposto alle nostre domande. Sono dati importanti che ci restituiscono l’immagine di una gioventù spesso sconosciuta”.
Al questionario, presentato nel mese maggio, hanno risposto 185 ragazzi, residenti in tutto il territorio nazionale, di un’età compresa tra gli 11 e i 21 anni. Tanti gli argomenti indagati, come la didattica a distanza e le sue inevitabili difficoltà, il rapporto con gli altri e la permanenza a casa. Dal questionario, infatti, emerge che se da un lato la didattica a distanza ha permesso di continuare a seguire le lezioni da casa, garantendo più tempo libero e un orario più flessibile, dall’altro sono state tante le difficoltà tecniche e relazionali. I ragazzi si sono sentiti incompresi e hanno sofferto la distanza emotiva tra compagni e professori: avrebbero preferito più tranquillità, spazi da condividere con i compagni e un’organizzazione migliore.
Durante la quarantena, comunque, la maggior parte dei giovani è riuscita a mantenere un contatto con gli amici, grazie ai social media e agli smartphone, facendo largo uso di chat e videochiamate. Per qualcuno, però, la lontananza dai compagni non è stata vista come una penalizzazione: c’è chi ha vissuto positivamente non frequentare gli altri studenti. Spirito di adattamento e la riscoperta degli affetti familiari sono i due aspetti che hanno reso più sopportabile la permanenza in casa. Ovviamente c’è chi ha vissuto a fatica le lunghe settimane di isolamento, soprattutto in presenza di problemi relazionali con i genitori, ma c’è stato anche chi ha colto l’occasione per dedicarsi a hobby e passatempi accantonati e chi ha goduto della possibilità di conoscere meglio la propria famiglia, condividendo attività e tempo di qualità. Il primo bisogno espresso dai giovani è stato quello di rivedere i propri amici, al secondo posto hanno messo la possibilità di uscire e al terzo lo sport.
Il campione analizzato ha evidenziato alte percentuali di vulnerabilità psicologica: il 76,75% degli intervistati non si sente pieno di energia e il 58,4% si sente più inquieto del solito. Il 68,6% dei ragazzi ha meno voglia di fare, una sensazione che la maggior parte di loro non provava prima della quarantena. Tanti si sentono demoralizzati (68,6%) e tanti hanno voglia di piangere (73,1%). Quasi tutti, l’85,4%, registrano episodi di rabbia che nel 20,6% dei casi sono aumentati durante la quarantena. C’è, inoltre, chi ha notato disturbi del sonno (il 74,6% ha difficoltà ad addormentarsi, 56,75% si sveglia durante la notte, il 54,6% ha incubi) e chi ha difficoltà a concentrarsi (70,3%) e a studiare (65,9%).
La maggior parte del campione non si è rivolta al medico per i disturbi registrati, ma chi lo ha fatto ha lamentato insonnia, problemi dermatologici, cistite, problematiche di natura psichiatrica o psichica.
Al termine del questionario, infine, è stato chiesto ai ragazzi di esprimersi liberamente. I temi che hanno sollevato sono molti e raccontano una generazione consapevole che spera che questa brutta esperienza passi presto e che serva da lezione per imparare i giusti valori della vita. Gli intervistati provano dispiacere per non poter festeggiare la fine dell’anno scolastico come avrebbero desiderato e chiedono di essere ascoltati: evidenziano, infatti, di sentirsi esclusi dalla società. Emergono, infine, in tutta la loro drammaticità, i limiti della didattica a distanza che ha penalizzato gli studenti con handicap.
Il poliambulatorio Baby Doctor si trova a Lucca, in via San Marco, 245 e a Gallicano, via Fondovalle, 11. Per contattare gli specialisti e prenotare una seduta alla Clinica del Sale è possibile chiamare al 338.8774330.